Tratto dal numero di Settembre 2017 di Punto di Vista

Sempre sorridente, con la battuta pronta, Dario sembra essere il personaggio del momento.

Alla fiera di Sant’Alessandro di Bergamo lo conoscono tutti e per tutti riserva un sorriso, una stretta di mano, una pacca sulla spalla o un semplice saluto.

Cavalca la vita, fiero, perché dice “La vita bisogna prenderla in giro e ridere, perché solo in questo modo eviterai di soccombere”.

È un uomo sulla quarantina, il volto bruciato dal sole e le sue mani parlano di fatica. Ad un certo punto, dalla tasca, tira fuori il suo smartphone e mi dice: “Guarda dov’ero io a lavorare questa settimana”. Mi mostra una foto di una montagna e di un escavatore ragno che sembra scalarla, dominandola.

Non posso non rimanere impressionata e gli chiedo di potermi raccontare il suo lavoro, di potermi rilasciare un’intervista. Seduto davanti a me, nell’aula mobile della Fondazione, Dario, è imbarazzato, non ama parlare di sé, la sua sicurezza di qualche minuto prima, sembra in un attimo svanita. Comincio, curiosa, a fargli delle domande e i suoi occhi si illuminano.

“Io, dice, faccio il mio lavoro per passione. Lo faccio da trent’anni. Ce l’ho da quando ho sei anni, questa passione qua, da quando per la prima volta ho messo piede su un trattore. Ricordo che non aveva neanche il servo sterzo e lo guidavo in montagna, dove sono venuto grande, e lì non c’erano neanche le strade. A 10 anni andavo già a lavorare in cantiere 3 ore al giorno, dalle 5 alle 8 di sera e ricordo che lì ho imparato ad usare le gru di cantiere. In tre mesi ho fatto dieci appartamenti…. dieci!!! A 14 anni già lavoravo per una s.p.a. alle dipendenze di un mio cugino artigiano. Lui si era già reso conto che ero capace a risolvere certe cose.”

In cosa consiste esattamente il tuo lavoro?

“Mi occupo principalmente di effettuare operazioni di primo intervento o lavori gravosi in luoghi impervi, dove non possono essere utilizzati trattori o macchine movimento terra, guidando un mezzo estremamente pericoloso che è l’escavatore ragno. Questo è l’unico mezzo che ci consente di intervenire nel caso di frane, smottamenti, straripamenti di fiumi. Ci occupiamo anche della realizzazione di impianti specifici di innevamento, disboscamento, spianamento”.

Immagino che prima dell’intervento ci sia una prima fase di perlustrazione.

Si, è strettamente necessario fare prima un sopralluogo per poter intervenire in maniera corretta.

Chi è che si occupa di effettuare un’analisi rispetto al tipo di intervento che deve essere fatto e come viene eseguita?

“Un ingegnere idrogeologico, per cui lavoro, il quale con la jeep, con l’uso di droni o dell’elicottero, registra e fa una mappatura dell’ambiente in cui effettuare l’intervento. Ad una prima fase di osservazione segue una fase in cui ingegneri regionali o del genio civile, stabiliscono il tipo di mezzo da utilizzare per lo svolgimento di quel lavoro. Molto spesso vengo consultato sulle modalità operative da attuare, ad esempio valuto la necessità di realizzare terre armate, scogliere, muri di legno, impianti di drenaggio. In questo mi danno carta bianca, perché grazie all’esperienza maturata in trent’anni di lavoro sono in grado di capire e definire quali siano le procedure più idonee da adottare per poter realizzare l’intervento”.

Una volta espletata la fase di perlustrazione e stabilite le procedure e le misure di sicurezza da adottare, si passa alla fase operativa vera e propria. A quanti metri di altezza lavorate?

Dipende. A 1300 mt, a 2000 mt, a 3000 mt, bisogna vedere dove si è verificato il disastro. Lavoriamo anche a Milano, al piano, giù in un canale in cui non puoi andare con l’escavatore perché ci sono due metri di acqua. Ci puoi andare solo con questo mezzo qui. Si pianifica l’intera settimana di lavoro e parte. Sono io stesso ad occuparmi di reperire ciò che serve e di fare un programma dettagliato quotidiano. Devi sapere che sono uno dei pochissimi in Italia a guidare questo mezzo.

Come viene trasportato l’escavatore ragno?

Anche con l’elicottero, se c’è bisogno. Lo smontiamo a pezzi e lo portiamo con l’elicottero. Andiamo su in 5/6 persone (questo numero varia a seconda del tipo di intervento). Lì noi ci arrangiamo in tutto anche per il mangiare.

Come vi sistemate? A 3000 metri c’è un rifugio?

Se non c’è un rifugio usiamo delle baracche che portiamo via con l’elicottero. Dentro c’è il bagno, il lavandino, l’acqua calda, un generatore, un compressore, una doccia. In un’altra baracca ci sono 4 brande su cui mettiamo 4 sacchi a pelo per dormire e un’altra viene attrezzata a “sala da pranzo”. Mettiamo dentro il nostro tavolo, la cucina, le nostre cose… di solito sono io a cucinare.

Dario, entriamo nel vivo del tuo lavoro.

In qualità di organizzatore e responsabile di cantiere, in base alla mansione degli operai, prima di cominciare il lavoro al mattino, comunico ad ognuno di loro i compiti che dovranno svolgere nell’arco della giornata, anche se mi premuro di preparare e consegnare loro il programma settimanale.

Prima di partire, quindi, ti accerti che ci sia tutto il materiale e la strumentazione necessaria, al fine di poter espletare, ognuno per le proprie competenze, le attività previste per la gestione del cantiere. Sono però molto incuriosita dall’uso di questo escavatore ragno, perché non capita tutti i giorni di vederne uno.

È un mezzo particolarissimo, si posiziona con le gomme dietro e le zampe davanti, viene ancorato con dei cavi di acciaio o, a volte effettuiamo un ancoraggio con il verricello idraulico che puoi comandare direttamente dalla cabina. È difficilissimo da usare e se non c’hai un po’ di pelo sullo stomaco… vai subito in bagna (ride). Voglio dire che per usarlo non devi avere paura di niente.

E tu non hai mai paura?

Tante volte si. Allora, questo è un mezzo che devi…. È come un atleta nello sport che si deve allenare tutti i giorni, anche l’escavatore ragno lo devi usare tutti i giorni, solo in questo modo capisci i difetti che ha, i problemi che ha, e ti devi fidare di quel mezzo che, quando lo usi in quei posti là non deve rompersi, però può capitare… devi sapere sempre dove arriva il mezzo. Non è che non ho paura, ma il mezzo lo comando io e per comandarlo devo sapere fin dove può arrivare. Sei te che valuti. È come avere un ragno da 50 quintali e uno da 100 quintali. Se entrambi li porti in un luogo impervio, sai che il primo sta su con niente, per il secondo al posto di usare una corda così, devi usare una corda così (fa il gesto con la mano del diametro che deve essere più grande).

E tu ti fidi ciecamente?

Tante volte no. E’ anche capitato che una centralina elettronica andasse in tilt, il mezzo non risponde ai comandi e…..

E… Si rischia il ribaltamento da 3000 mt

Si da 3000 mt, ma ti fermi prima, eh (ride). Anche a me è capitato. Sono scivolato e sono andato giù per 50 mt. Non ho valutato bene la conformazione del terreno in cui su una lastra di roccia c’era del ghiaccio…

Hai avuto paura?

Non è questione di aver paura… è questione che se all’improvviso ti scoppia una valvola di un piede, il cuore ti arriva qua in un decimo di secondo… sai cos’è un decimo di secondo?

Che non riesci a fare neanche una preghiera …

Noooo… non c’è tempo da perdere lì…

C’è il POS?

 

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Mariarosa Suardi